Il gallo e la gallina dalle uova d'oro (parte 1^)
Natale è prossimo e Babbo col suo grande carro, pieno di balocchi per i bimbi buoni, sta volando sulle città del mondo, per portare a tutti la gioia per l’anno nuovo. Babbo Natale, avvolto nel suo manto dorato, scruta la terra dall’alto del suo carro alato.
Nulla sfugge: il pianto di un bambino, Il respiro di un gufo, l’ululato di un lupo affamato, il terrore di un coniglio inseguito, il pigolio di un merlo infreddolito, il lamento di una pecora belante, il triste canto di una gallinella tradita. Egli ascolta e registra tutto nell’animo suo ma, ad un tratto, un grido, no … un lamento. Subito Babbo Natale percepisce e interpreta: -“E’ il pianto di un cuore infranto.” Commosso tira le briglie, s’impennano le renne e lo sfavillante carro si ferma. Babbo Natale porge le orecchie e ascolta il lamento della bella gallina dalle uova d’oro:- “ Ahimè, anche queste piangono.”
“Ma… Ma… Mama-Gia corri corri non reggo più” chiocciava la formosa gallinella innamorata. Mama-Gia, vecchia gallinaccia con le scarpe tutte rosse, mescolava in un pentolone un portentoso intruglio, datole da un famoso mago. Mentre girava cantava: “ Giro e rigiro rimesto e attizzo, bolle il brodo e la fiamma guizza, presto fatato intruglio uccidi invidia e male lingue e riportaci il Gallone vincitore. L’incantesimo è fatto. ” In quell’istante Mama-Gia udì il lamentoso canto e con grande ansia, inzuppata la magica zampetta di coniglio nella brodaglia, accorre all’affettuoso grido. “Che hai gallinella mia? “.”Oh! Mama-Gia come sono infelice, mi manca, mi manca tanto. Il cuore più non regge, dimmi tu, tornerà?”- “ Tornerà, tornerà gallinella mia”.
Così dicendo la gallinaccia spelacchiata con fare sornione segna con la zampetta la giovane fronte, attenta a non toccare la bella cresta e recita:- “apparite e sparite spiriti dell’invidia e del peccato, seccatevi lingue malefiche rivelatrici di verità dolorose, trova pace per un istante gallinella mia” e si tacque. Dopo un lungo e misterioso silenzio ricco di riti magici, riprese la pollastrella: ”Mama-Gia e se così non fosse? Se non tornasse?” –“Non resteresti mai sola, ci sarebbe sempre l’altro, il fedele cappone pelato ”- “Lo so, lui mi ama, è come un cane, più calci gli do e più si affeziona, e gliene ho dato di calci! Che vuoi fa, è felice così! Ma, il mio Gallone sfrontato pur se un po’ bassino, sapessi come salta! Quando saltella il suo chicchirichì risveglia in me tutte le armonie del creato e il mio corpo vibra, vibra fino a farmi sentire male. Sai Mama-Gia, il nostro piccolo pollaio, che galli illustri hanno ben dotato e strutturato, è tanto disponibile e vario, vi sono galline, gallinacce, qualche modesta pollastrella e qua e là in disparte, passeggia un vecchio gallo spelacchiato che non becca più. Al mio Gallone tutto questo non basta e spicca spesso grandi salti volando in altri pollai non lontani. Io lo capisco è gallo non cappone e deve beccare qua e là.
Mama-Gia, a volte l’ansia m’assale e penso: -“se non tornasse?” -nonostante il Natale, questo è un momento triste. Tutto per quei brutti pulcini discoletti e tanto studiosi, oh! Quanto odio quei batuffoli dorati e saltellanti, mostriciattoli squittanti. Io non sono fatta per acculturare pulcini, le mie belle forme mi vogliono regina saltellante tra schiave, per questo Lui mi ha scelta e istruita. Le lingue le ho sempre odiate, sono biforcute e diffondono di me a più non posso. Tutto per qualche gioiello o modesto gazebo, certamente non per i modesti diplomi e diplomini per me e i miei, sudati non tanto. Ma che volete brutte lingue biforcute, Io sono regina!
Il gallo e la gallina dalle uova d'oro (Parte 2^)
Ah! Com’era bello il mio pollaio. Io arrivavo, testa alta, cresta ardita, sempre accompagnata dalla vecchia e fedele ancella, sfilavo come una fata, col mio vestito bianco, tra le galline istruite. Esse, mi correvano incontro festose, pronte a soddisfare ogni mia brama. Solo una, operosa sì, ma ossequiosa mai, mi metteva in forte imbarazzo, con la semplicità e la modestia del suo fare, si vedeva che non accettava il mio principesco ruolo. Mi faceva sentire ridicola, Dio quanto la detestavo! Tante volte ho cercato di domarla usando i poteri miei e del mio Gallone, spesso, ho teso la mano a suo danno alle altre galline istruite, ma sempre invano.
Ora piove e fa freddo e quando per le scappatelle non corre da me, io sola soletta e tutta tremante, mi appollaio in un cantuccio su un asta storta e aspetto, aspetto talvolta invano, e piango sino al canto del gallo. A volte, mi sembra di sentire lontano il suo chicchirichì, allora capisco, le galline del pollaio sono tante e tutte vogliono fare carriera. Oh! Mama-Gia Lui è la luce degli occhi miei, se non tornasse, chi feconderebbe le mie belle uova d’oro? Mica posso lasciare quest’alto incarico a questo povero gallo pelato?
Ieri, lavorando, ho udito un galletto pellegrino, raccontare accadimenti simili ai nostri, avvenuti in un lontano regno di capre. Narrava, di una prosperosa capretta innamorata, sedotta e abbandonata dal suo Caprone. Le tristi vicende della poverina hanno scosso l’animo mio, fino al punto che, mi sembrava udire i suoi lamenti. Oh! Mama-Gia come somiglia al mio il suo destino, sei proprio sicura che tornerà ? il mago è fidato?”
Babbo natale conosce bene la gallinella e i suoi trascorsi, lui è buono e si rattrista, ma non si può fermare, dopo tutto è una storia come tante, e lui col suo carro ha tanta strada da fare, scuote le briglie e riprende la festosa corsa, laggiù un bimbo aspetta.
I troppi chicchirichì hanno sfibrato il gallone peccatore, galli illustri e potenti, galline inquisitrici insieme alle virtuose genitrici, non gli danno tregua. Ai pulcini rimasti mancano tante cose, i nuovi strumenti musicali, per accompagnare i loro pigolii non bastano, ne sono state restituite le pergamene requisite. Quelli andati, protestano ancora e pigolano ma sempre più piano, il nuovo pollaio ha approntato per loro un nido di piume e non manca delicato becchime. Non torneranno più. Intanto nel nostro pollaio galline e pollastre a suo tempo destinate ad alto incarico gestito con poco onore sono disorientate, alcune impaurite sono restie a saltellare, altre, bramose di becchime, un po’ saltellano e un po’ covano. Ma una sola, ben dritta sta, cresta alta e sguardo fiero, passeggia e si pavoneggia, riceve e trasmette, ma senza gloria. I minacciosi chicchirichì, del gallone ormai andato, ben amplificati da chi lo rappresenta , si sentono ancora e colpiscono ora questa ora quella gallina ribelle, ma inutilmente, il poverino non spaventa più, tutto è consumato. Per lui il bel pollaio è ormai andato.
Tutti ora protestano e sollecitano gli illustri Gallinacei perché si sbrighino a cambiare il Gallone saltellante che pur da lontano , scuote le ali, salta, sbava, ruspa e sbuffa vorrebbe beccare ancora ma non può, ormai è cappone. Solo lei la bella gallina dalle uova d’oro, ignara di tutto, spera e aspetta ancora, mentre mama-Gia, senza scarpette,ormai tutte rotte, continua a segnarla con la zampetta magica. Oh! Triste destino! Il cappone non sarà più gallo.
Un Blog amico mi suggerisce che:
“Il pollaio sono io, tu, noi tutti. Perché parlando e starnazzando i pensieri e le storie volano, di becco in becco, di testa in testa. E magari, qualcosa resta”