Come per incanto, emersero le numerose magagne e fu chiaro il perché dell'urlo delle sirene, del lamento
delle capre educative, dei ricorsi agli psicologi, dei ricoveri nei recinti di cura, e dell'infinita necessità di frumento, tanto frumento, pregiato e no.
Le prosperose e fedeli caprette, che tanto si erano spese per Lui, non cedettero agli accusatori del Caprone e s'industriarono per difenderlo.
Il governo della tribù e i tutori delle regole, dei diritti e dei doveri, mostrarono le copiose prove delle sue marachelle evidenziando che il Caprone le aveva usate e sfruttate per sé e per la
sua spumeggiante capretta, tuttavia solo poche compresero e lo abbandonarono.
Potenza dell'amore! A cosa può essere spinta una capra innamorata!
Le seguaci caprette incominciarono a correre per i campi per nascondere e cancellare impronte o per crearne altre sino a che il Caprone inchiodato dalle sue responsabilità vacillò.
Fu allora che sentimmo in un giorno di sole ululare la sirena, potenza del destino, questa volta ululava per lui che stressato, abbandonava senza gloria il campo delle sue stravaganti azioni.
“ Vi faccio vedere io”-“Vi tolgo il frumento per un anno”- “Se non metti il segno con la zampetta, ti faccio il richiamo”-“Se continui a non zampettare ti licenzio”- “Siamo nella stessa barca o
sei con me o sei contro di me”.
E Capron demonio tutte le raccoglieva, le guardava e le gelava “ GUAI A VOI ANIME PRAVE! NON ISPERATE MAI ” di non dover zampettare “ I' VEGNO PER MENARVI A L'ALTRA RIVA NE LE TENEBRE ETTERNE, IN
CALDO E 'N GELO”.
Nel frattempo nonostante la paura e le preoccupazioni, le Coordinatrici sicure del ritorno del Caprone si adoperavano perché nulla cambiasse, ricevendo e assecondandone ordini e voglie.
Vere capre fedeli al Caprone che le aveva ispirate e foraggiate!
Fu estate e fu autunno la tribù paziente aspettava che il Governo del Regno prendesse le decisioni risolutive. Molti piccoli, ancora prima della transumanza si erano trasferiti nei recinti
educativi di una tribù vicina, e difficilmente sarebbero tornati. Loro erano le vere vittime del dramma. Essi lasciarono senza colpa, i recinti nativi e i compagni delle prime esperienze di vita.
Si sforzarono per adattarsi ai nuovi giochi di apprendimento, necessari per la lotta della sopravvivenza. A gran fatica cercarono d'inserirsi nei nuovi ambienti e nonostante le premure e le
delicatezze messe in atto dalla nuova tribù non riuscivano a sentirsi a loro agio. Certamente restò nei loro cuori una cicatrice profonda segno indelebile della loro prima brutta esperienza di
vita. Essi non comprendevano lo spostamento improvviso e la mancanza dei compagni con i quali si avviavano durante la transumanza verso pascoli nuovi.
E le mamme disorientate aspettavano ma la manna dal cielo non cadeva.
Intanto tra i membri della tribù si bisbigliava: “Speriamo che non torni”- “ma no, tornerà ”- “e allora... “-“ma! Domani si vedrà”. Quando inattesa, giunse la bella tra le belle e proferì sicura
“ Presto tornerà “ Ma una capretta sfacciata rispose: “ Dolce capretta innamorata, non sai che i morti al mondo non tornano mai? “La bella tra le belle alzò la testa al cielo emise uno straziante
belato e incominciò a correre per il recinto belando: ” tornerà, tornerà, tornerà”. Fu allora, che le pietose capre soccorritrici udirono il suo grido e arrivarono commosse a sirene spiegate per
aiutare la bella innamorata.
E ora dimmi tu cittadino, chi vinse la contesa? Le capre genitrici? I piccoli capretti? Le capre coordinatrici? Il Caprone? O la bella innamorata?
“...Quali colombe dal desio chiamate con l'ali alzate e ferme al dolce nido. Vegnon per l'aere, dal voler portate; cotali uscir de la schiera ov'è Dido, a noi venendo per l'aere maligno, si forte
fu l'affettuoso grido...”.